BENVENUTI NEL BLOG "DAL TRASMETTERE AL COMUNICARE"

Questo BLOG DIDATTICO ha lo scopo di interfacciarsi con la didattica d'Italiano e Storia (e non solo) svolta in classe. Il BLOG si offre ad essere seguito da tutti gli alunni frequentanti L’IIS "Danilo Dolci" di Partinico (PA). Sarà piacevole accogliere qui i vostri post di commento agli argomenti inseriti, da me moderati. Trovano spazio, nel nostro Blog, anche le note alle notizie tratte dai quotidiani: PROGETTO SCUOLA "LETTURA DEL QUOTIDIANO IN CLASSE".

Il mio grazie a tutti i partecipanti!
Prof.ssa Angelica Piscitello

lunedì 22 settembre 2014

AVVISO
A tutti gli studenti, miei alunni, delle tre classi quinte:
VB Servizi Socio-Sanitari
VA Agrario
VD Servizi Socio-Sanitari
QUESTO BLOG
 da quest'anno scolastico (2014-2015) è da sfogliare (post più vecchi) e utilizzare per gli
Gli argomenti che troverete qui riguardano i programmi di Italiano e Storia di IV e V classi.
 

lunedì 9 giugno 2014

sabato 7 giugno 2014

IL NEOREALISMO E IL CINEMA

Il Neorealismo è un movimento culturale generato da un "clima etico morale" sviluppatosi nel secondo dopoguerra, tra il 1943 e il 1952.
Esso, pur rifacendosi a modelli prevalentemente ottocenteschi (Verga soprattutto), è caratterizzato dalla necessità, da parte degli intellettuali di sinistra, antifascisti (artisti, letterati, registi...), di un ritorno alla realtà, dopo il soggettivismo e l'intimismo che avevano caratterizzato gli anni Trenta.
Il riferimento è la realtà della guerra, della Resistenza e del dopoguerra, con la sua miseria e con le sue lotte politiche.
L' "Andare verso il popolo" sarà l'impegno dei letterati e dei registi del cinema neorealista, nella convinzione che siano i fatti stessi a caricarsi di significato etico ed estetico.
L'impegno culturale e sociale darà spazio a testimonianze dirette e alle esperienze autobiografiche, come, per esempio quelle di guerra e di prigionia.
La nuova narrativa di influenza americana (Hemingway, per esempio) assume caratteristiche del "parlato", con un'attenzione anche alle diverse caratteristiche regionali, che mira a conferire autenticità alla narrazione.
Tra gli autori più importanti del Neorealismo ricordiamo: Vittorini, Pavese, Fenoglio, Moravia, Pratolini, Cassola, Alvaro, Calvino (per la sua produzione giovanile), Primo Levi e Carlo Levi.
Per la produzione cinematografica si possono citare i capolavori di Vittorio De Sica, Ladri di biciclette (1948), Umberto D (1952) e di Roberto Rossellini Roma città aperta (1945). Ma sono tante le opere e i film di grande importanza che testimoniano la miseria e la povertà a cui ha condotto la dittatura fascista!
Il Neorealismo, tuttavia, non è solo denuncia, è anche impegno di ricostruzione materiale e morale del paese.

Caratteristiche principali:
  • Trame ambientate fra le classi disagiate e lavoratrici, con lunghe riprese all’aperto. Questo perché fondamentalmente gli studi di Cinecittà non erano disponibili per via dei bombardamenti e perché erano occupati dagli sfollati.
  • Utilizza spesso attori non professionisti per le parti secondarie e a volte anche per quelle primarie.
  • Uno dei temi principali è la situazione economica e morale del dopoguerra italiano, come sono cambiati o stanno cambiando gli italiani, i loro sentimenti e le loro misere condizioni di vita.
  • Scene di vita quotidiana: gente “normale”, lavoratori, disoccupati, madri, ragazze, bambini ripresi durante le loro occupazioni quotidiane. Lo sguardo si sposta quindi dal singolo al generale, al collettivo.
  • Uso del dialetto (anche nei titoli Paisà, Sciuscià), che il fascismo aveva bollato come “deteriore” e del plurilinguismo.

I FILM DEL NEOREALISMO
Caccia tragica                                                    Ossessione
La Ciociara                                                        Paisà
Il Conformista                                                   Racconti romani
Cristo si è fermato ad Eboli                              Le ragazze di San Frediano
Cronaca familiare                                             Riso amaro
Cronache di poveri amanti                               Roma città aperta
Don Giovanni di Sicilia                                   Sciuscià
Dov'è la libertà?                                               Senso
Europa '51                                                        Roma ore 11 
Fontamara                                                        La Romana
Germania anno zero                                        Siamo donne
Gli indifferenti                                                 Stazione termini
Ladri di biciclette                                             La terra trema
La macchina ammazzacattivi                           La tregua
Un marito per Anna Zaccheo                           Umberto D
Metello                                                             Uomini e no
Miracolo a Milano                                            Le notti di Cabiria

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

In questo video possiamo vedere un riassunto della seconda guerra mondiale osservando l’evoluzione degli eventi mediante una mappa. Molto utile per coloro che desiderano avere una rapida visione d’insieme di questo importante periodo storico. Gli eventi vengono descritti in poco più di un minuto. E' in inglese, ma per voi non è difficile...


 

 
Questa la mappa del percorso argomentativo:

martedì 3 giugno 2014

STORIA: 1943

 
Eugenio Pacelli è stato il papa forse più controverso del Novecento. Alla "venerabile memoria" riconosciutagli da contemporanei e successori, dagli anni sessanta si è andata gradatamente sostituendo la "leggenda nera" di Pio XII che rende ancora oggi difficile lo svolgimento di un normale dibattito storiografico.
 
 
Quali sono stati i veri rapporti fra la chiesa e il nazismo? Tra gli ebrei e la chiesa nel XX secolo? Negli ultimi anni è prevalsa la tendenza a presentare la chiesa come eroica, grande oppositrice alle peggiori dittature della storia, mentre il papa Pio XII è fatto passare (anche in un recente sceneggiato prodotto da Raiuno) quale grande protettore degli ebrei perseguitati. Ma è la verità?
 
Studi recenti stanno contribuendo ad analizzare con maggiore oggettività e distacco la figura e l’opera di Pio XII fuori della leggenda e delle ideologie che per troppi anni l’hanno tenuta prigioniera. Crediamo che la futura apertura degli archivi vaticani concernenti il pontificato pacelliano, come anche degli altri archivi governativi sparsi per il mondo, contribuirà a fare chiarezza su tale delicata materia e a rendere giustizia a un papa che è stato, nel difficile clima della guerra, un sapiente operatore di pace e un maestro di umanità.
 

domenica 1 giugno 2014

Correva l'anno - La Seconda Guerra Mondiale - Le armi segrete di Hitler 1


Dopo l'invasione dell'Unione Sovietica nel 1941, Hitler capì che la guerra sarebbe continuata per anni e decise di destinare grandi risorse allo sviluppo di nuovi armamenti tecnologicamente avanzati, convinto com'era che produrre "armi miracolose" rappresentasse la chiave di volta della vittoria. La Germania nazista promosse inediti velivoli a propulsore jet, aerei senza pilota, razzi a lunga gittata, "bombe robot" e carri armati super-pesanti. Molti di questi strumenti bellici - come i carri armati Tiger, i caccia Messerschmitt Me 26 e le bombe volanti VI - si rivelarono effettivamente funzionali ed ebbero notevole impatto sul corso del conflitto.

La Guerra degli italiani 1940-45: la fine del conflitto. Istituto Luce.


 
L'Italia entrò del tutto impreparata nella Seconda guerra mondiale il 10 giugno 1940, credendo Mussolini che fosse prossima a concludersi con la vittoria della Germania. L'idea era quella di combattere una “guerra parallela”, ovvero autonoma e con obiettivi esclusivamente italiani, avente come scopo il controllo del Mediterraneo, in primo luogo conquistando il canale di Suez. L'effettiva impreparazione italiana unita alla superiorità aereo-navale della Gran Bretagna portarono a risultati ben diversi: con la resa dell'Amba Alagi del 17 maggio 1941 veniva persa tutta l'Africa Orientale Italiana; i tedeschi dovettero venire in aiuto del generale Graziani in Africa settentrionale e furono a loro volta sconfitti a El Alamein nel 1942; l'attacco alla Grecia del dicembre 1940, militarmente immotivato, si concluse con una cocente disfatta. Così l'Italia diventava un satellite della Germania, mentre le privazioni, i bombardamenti e la prospettiva della sconfitta screditavano il fascismo. Lo sbarco americano in Sicilia nel luglio 1943 rappresentò l'ultima goccia: Mussolini fu arrestato il 25 luglio in seguito a una congiura su iniziativa del re. Il comportamento di Vittorio Emanuele III e del maresciallo Badoglio, diventato capo del governo, in occasione dell'armistizio dell'8 settembre portò allo sbando delle forze armate e l'Italia si trovò spezzata in due. Mentre gli Alleati risalivano molto lentamente la penisola e sotto l'occupazione tedesca veniva creato uno stato fascista fantoccio (la Repubblica sociale italiana) con a capo Mussolini, il Comitato di Liberazione Nazionale lanciava un appello alla lotta contro i nazi-fascisti. La resistenza, che si articolava in formazioni partigiane spesso politicamente omogenee e che dal 1944 fu coordinata da un comando generale del Corpo Volontari della Libertà, assunse anche il carattere di guerra civile: la RSI non aveva un ampio sostegno, ma attirava comunque giovani che consideravano l'armistizio un atto disonorevole. Con l'insurrezione del 25 aprile 1945 le città del nord venivano liberate prima dell'arrivo degli Alleati e fu possibile salvare gran parte degli impianti industriali.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE - LA FINE

La Seconda guerra mondiale è stata il più grande e disastroso conflitto della storia umana. Durò quasi sei anni, dal 1939 al 1945, e provocò enormi devastazioni umane e materiali. Fu combattuta da un insieme assai ampio di Stati stretti attorno alla Germania, all'Italia e al Giappone da un lato, e alla Gran Bretagna e poi (a partire dal 1941) agli Stati Uniti e all'Unione Sovietica dall'altro, che risultarono infine le potenze vincitrici. Ancor più della Prima guerra mondiale fu una vera e propria guerra totale. La sua conclusione, con il bombardamento atomico del Giappone, segnò l'inizio di una nuova era delle relazioni internazionali, caratterizzata dall'egemonia bipolare degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica

giovedì 22 maggio 2014

LA POESIA NUOVA

  • 1. LA POESIA DEL PRIMO ‘900 Ermetismo e poesia “pura” CARATTERI
  • 2. La poesia del Decadentismo INTRODUZIONE Ammessa l' impossibilità di conoscere la realtà vera mediante l'esperienza, la ragione, la scienza, il decadente pensa che soltanto la poesia , per il suo carattere di intuizione irrazionale e immediata possa attingere il mistero , esprimere le rivelazioni dell'ignoto. Essa diviene dunque la più alta forma di conoscenza, l'atto vitale più importante; deve cogliere le arcane analogie che legano le cose, scoprire la realtà che si nasconde dietro le loro effimere apparenze, esprimere i presentimenti che affiorano dal fondo dell'anima.
  • 3. LA POESIA PURA La poesia dell’epoca decadente è concepita come pura illuminazione . Non rappresenta più immagini o sentimenti concreti, rinuncia al racconto, alla proclamazione di ideali; la parola non è usata come elemento del discorso logico, ma per l'impressione intima che suscita, per la sua virtù evocativa e suggestiva. Nasce così la poesia del frammento rapido e illuminante, denso, spesso, di una molteplicità di significati simbolici.
  • 4. La nuova poesia La nuova poesia non si rivolge all'intelletto o al sentimento del lettore, ma alla profondità del suo inconscio, lo invita non a una lettura, ma a una partecipazione vitale immediata. Essa si propone di darci una consapevolezza più profonda del mistero . Da questi principi sono nate molte mode letterarie e anche di costume, a cominciare dal simbolismo (rappresentato, ad esempio, dal Pascoli, espressione più conseguente e radicale della nuova poetica), per continuare con l' estetismo (rappresentato, ad esempio, dal D'Annunzio); difatti il decadentismo ha aspirazioni aristocratiche, che si esprimono nel gusto estetizzante.
  • 5. L’estetismo Sul piano artistico l'estetismo si traduce nella ricerca di raffinatezza esasperata ed estenuata. L'idea della superiorità assoluta dell'esperienza estetica induce l'artista a tentare di trasformare la vita stessa in opera d'arte, dedicandosi al culto della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in polemica contrapposizione con la volgarità del mondo borghese La svalutazione della moralità e della razionalità, portarono, tra l'altro, ai vari miti del superuomo.
  • 6. La poesia simbolista La poesia simbolista è l'espressione letteraria più importante della sensibilità e della cultura del Decadentismo: essa trova il suo precursore in Charles Baudelaire (1821-1867), che verso la metà del secolo XIX, con I fiori del male , segna una svolta radicale nel linguaggio poetico. Al suo magistero si rifanno i francesi Paul Verlaine (1844-1896), Arthur Rimbaud (1854-1891), Stéphane Mallarmé (1842-1898), mentre in Italia Giovanni Pascoli conferisce ai temi e allo stile del Simbolismo dei connotati molto personali.
  • 7. Poesia del Novecento Al Simbolismo va inoltre riconosciuta un'influenza fondamentale su tutta la poesia europea del Novecento. Secondo i poeti simbolisti, la vera realtà non è quella che appare ai nostri occhi: essa non ubbidisce a regole scientifiche e oggettive e non può quindi essere indagata con il solo uso della ragione. Baudelaire afferma che nel mondo naturale l'uomo si muove attraverso "foreste di simboli" che deve cercare di decifrare seguendo l'unica forma di conoscenza possibile : quella intuitiva propria della poesia , che consente di penetrare a fondo nell'essenza più autentica delle cose. Da questa concezione derivano i caratteri fondamentali della poesia simbolista.
  • 8. Caratteri fondamentali della poesia simbolista La ricerca di una poesia pura, espressione diretta delle emozioni, che non tollera le mediazioni razionali ed è di natura completamente soggettiva. La poesia si identifica spesso con l'essenza più pura della bellezza. L'uso dell'analogia e del simbolo, che consentono di istituire rapporti tra immagini e contenuti che, secondo la logica razionale, appaiono molto lontani tra loro. L'uso di figure retoriche adatte a esprimere tali rapporti analogici: oltre alla metafora e alla similitudine, l'ossimoro, l'onomatopea e, soprattutto, la sinestesia: essa consente di mettere in relazione immagini e parole che rimandano a sfere sensoriali diverse, rivelando le profondità nascoste dietro le apparenze della realtà oggettiva. La ricerca lessicale che tende a privilegiare le parole maggiormente dotate di forza evocativa, sia sul piano del significato, sia su quello del significante: da ciò consegue, da una parte, la difficoltà e una certa voluta ambiguità dei testi simbolisti, dall'altra la loro raffinata musicalità.
  • 9. Caratteri della poesia ermetica La definizione “ermetica”, col passare del tempo ha perduto il suo significato originariamente negativo, allude al carattere volutamente oscuro e difficile di questa lirica, che si rifà all'esperienza del Simbolismo francese e a certi esiti della poesia di Giuseppe Ungaretti e di Eugenio Montale. Tra i più importanti esponenti dell'Ermetismo ricordiamo: Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli e Mario Luzi.   Caratteri principali a) uso prevalente dell’endecasillabo; b) astrazione e rarefazione delle immagini, in senso non concettuale ma “lirico”, in modo da potenziarne il valore evocativo; c) impiego di accostamenti analogici; d) riduzione del lessico a poche parole-chiave; e) soppressione delle determinazioni (per esempio, degli articoli determinativi) in modo da rendere assoluta e allusiva la parola; f) uso di plurali indeterminati al posto del singolare; g) tendenziale riduzione a zero dei nessi grammaticali e sintattici.
  • Prof.ssa Angelica Piscitello 
  • mercoledì 14 maggio 2014

    IL NAZISMO IN GERMANIA

     
    La crisi del ’29 si ripercosse sull’economia tedesca, molto indipendente dall’economia internazionale, determinando una ripresa dell’inflazione e un aumento della disoccupazione. Tutto ciò compromise la già fragile struttura politica della Repubblica di Weimer e la morte di Stresemann favorì appunto il riassetto del partito in cui emerse l’ideologia nazista, incentrata sul criterio della razza, contenuto nel "Mein Kampf" di Hitler durante la  sua prigionia, successiva al fallito colpo di stato, a Monaco nel 1924. Secondo questa interpretazione le vicende umane erano un eterno conflitto tra razze superiori, in particolare quella ariana che rappresentava un elevato ideale di umanità, e razze inferiori e barbare come quelle ebraica. Ne derivò quindi la totale intolleranza verso etnie diverse, il feroce antisemitismo e il rigoroso sistema gerarchico al vertice del quale si aveva un capo (il Fuhrer) che doveva guidare il suo popolo a dominare le altre razze. Si avvertiva anche il bisogno di espandere i propri territori in virtù del fatto che la razza superiore doveva avere spazi sufficienti per crescere e prosperare, relegando gli altri gruppi etnici ad una condizione subalterna.
    Hitler voleva, infatti, conquistare l’Est europeo eliminando le numerose comunità ebree presenti, perseguendo anche una politica antisovietica e anticomunista. Nel 1932 si arrivò alle elezioni presidenziali in cui i socialdemocratici si appoggiarono a Hindemburg che quindi fu rieletto, mentre alle politiche dello stesso anno il nazionalsocialismo si affermò come primo partito politico del paese. Esponenti della grande industria, della finanza e della proprietà terriera si orientarono sempre di più verso il nazismo tanto che il 30 gennaio 1933 Hindenberg chiese a Hitler di assumere la guida del governo. Il 27 febbraio 1933 con l’incendio della sede del " Reichstag" di ebbe il pretesto per emanare ventotto leggi eccezionali nelle quali fu dichiarato fuori legge il partito comunista, incolpato dell’incidente e in cui furono limitate le libertà civili e politiche. Nelle elezioni del 5 marzo 1933 Hitler ottenne il controllo della maggioranza parlamentare e la legge sui pieni poteri del 23 marzo portò alla liquidazione di tutte le opposizioni politiche allo scioglimento dei sindacati, all’abolizione dell’autonomia dei Lander che dovevano dipendere dal governo centrale. Il 30 giugno 1934 nella "notte dei lunghi coltelli" Hitler fece uccidere sia i principali capi della cosiddetta opposizione di sinistra, sia esponenti della destra tradizionale e poco dopo con la morte di Hindenburg assunse anche la carica di presidente. Si avviò quindi un regime di totalitarismo in cui tutte le attività produttive, associative e culturali furono controllate dal partito attraverso un programma di bonifica razziale. Si assistette al rogo di libri di grandi autori tedeschi ma ebrei o d’esponenti di teorie democratiche, socialiste o umanitarie. S’intensificò la politica di nazificazione della cultura cui aderirono intellettuali influenzati dalla ripresa dello "spirito germanico" ma che comportò l’esilio di coloro che non l’accettavano. La ricerca del consenso si attuò con strumenti e tecniche di comunicazione utilizzati dal ministro della propaganda Gobbels con cui si evocava del Terso Reich. La liquidazione dell’opposizione politica continuò grazie all’opera della Gestapo e con l’internamento in campi di concentramento di questi avversari del regime, di sviluppò la persecuzione degli ebrei tedeschi anche attraverso le leggi di Norimberga del 1935 in cui essi erano privati dei diritti di cittadinanza riducendoli così a status di razza inferiore: questo era l’annuncio di quella "soluzione finale" che il nazismo avrebbe perseguito durante la Seconda Guerra Mondiale.
     
     
    L'ascesa del Nazismo in Germania
    L’ideologia nazista fonda le sue origini nel malcontento diffuso in Germania dopo l’armistizio del 1918, che aveva concluso la prima guerra mondiale e sancito la sconfitta tedesca, e dopo il trattato di Versailles, che aveva condotto il Paese sul lastrico. Nacque così, soprattutto tra i soldati che ormai avevano perso tutto, il desiderio di trovare nuove guide e nuovi ideali rispetto a quelli di coloro che erano al potere in quegli anni, i socialdemocratici. Si vennero così a creare numerosi partiti di estrema destra; tra questi, il partito degli operai tedeschi, che prese poi il nome di partito nazionalsocialista, al quale, con la tessera 555, s’iscrisse anche Adolf Hitler. Quest’ultimo di lì a poco avrebbe scalato la gerarchia interna al partito e ne sarebbe diventato il capo assoluto e indiscusso, come suggeriscono queste parole del ministro della giustizia Hans Frank: “Hitler è unico, e anche Dio lo è, Hitler è come Dio”.
    L’idea cardine del nazismo, dalla quale derivarono tutte le altre, consiste in una trasposizione sul piano sociale delle teorie darwiniane; Hitler diceva a proposito di ciò: “Il più forte trionfa, perciò non deve esistere compassione verso gli altri, né rispetto per le leggi”[1]. Si venne così a creare l’idea di una razza superiore, la cosiddetta “razza ariana”, l’unica degna di vivere e governare anche per mezzo della violenza. Il concetto di razza ariana venne sviluppato a partire da  studi pseudoscientifici sull’anatomia e sulla biologia umana, che più volte permisero ai nazisti di giustificare le loro azioni definendole di derivazione scientifica. Tutti coloro che non rientravano nei “canoni” prestabiliti e non erano perciò di razza ariana non meritavano nulla: “è una vera pazzia quella di istruire una mezza scimmia perché si pensi di aver preparato un avvocato, mentre milioni di membri della eccelsa razza civile devono rimanere in posti pubblici e miseri”[2].
    L’odio verso il diverso manifestato sin dal principio dal partito di Hitler colpì in maniera assai più violenta gli ebrei. L’antisemitismo venne favorito in Germania soprattutto dal piccolo numero di ebrei presenti nel territorio: fu così molto più facile diffonderne un’immagine falsata. Il pregiudizio antigiudaico è sempre stato più o meno presente nella cultura cattolica, ma le basi sulle quali si fondò l’antisemitismo nazista erano diverse. La “lotta” del partito nazista non era di tipo religioso; si trattava piuttosto dell’unione di motivi politico-economici e pseudoscientifici, che evidenziavano una netta “differenza” e “incompatibilità” tra la razza ariana e quella ebraica; quest’ultima, in ordine d’importanza, era all’ultimo posto. L’antisemitismo nazista può essere sintetizzato con queste parole di Aron Tamir: “L’ebreo è colpevole di qualsiasi cosa, sempre”[3]. Proprio il concetto di “colpa” è basilare nel programma di propaganda di Hitler, poiché gli ebrei erano accusati di essere i responsabili della sconfitta durante la Prima Guerra Mondiale e di essere inoltre sostenitori del comunismo bolscevico. Inoltre ogni ebreo era parte integrante di una massa omogenea, nella quale tutti avevano le stesse colpe. Se un qualsiasi ebreo commetteva un delitto, automaticamente tutti gli ebrei l’avevano a loro volta commesso.
    Il programma politico del Führer non prevedeva inizialmente la distruzione fisica e di massa degli ebrei, che dovevano “soltanto” essere esclusi da ogni contatto con il resto della società. Fu più tardi che vennero ordinati gli stermini e si giunse alla deportazione in campi costruiti apposta per facilitare le uccisioni.
     
    1 Adolf HITLER, Mein Kampf,  Varese, La Lucciola Editrice, 1991, p.67.
    2 A. HITLER, Mein Kampf, cit., p.55.
    3 Cit. in Laurence  REES, Nazisti. Un popolo, un Führer, un Reich, Roma, Netwon & Compton, 1998, p. 133. Sull'evoluzione dell'antisemitismo in Germania cfr. l'approfondimento sulla notte dei cristalli.

    martedì 13 maggio 2014

    LA TESINA D'ESAME DI STATO

    LA TESINA

    L’avvio del colloquio d’esame, secondo quanto indicato dalle norme, con la presentazione di esperienze di ricerca e di progetto, presuppone attività svariate, tra queste la scelta di un argomento, anche a carattere pluridisciplinare: la tesina.
    La tesina è un testo scritto, d’uso scolastico o universitario, di tipo saggistico, consistente nella trattazione di un particolare argomento, su cui si sia svolta una indagine o su cui si sia raccolta della informazione, e su cui l’autore abbia elaborato una personale interpretazione.
    Infatti tale testo si prefigge lo scopo, oltre che di documentare l’oggetto della trattazione, di dimostrare una personale tesi dell’autore, facendo ricorso all’argomentazione, cioè ad un metodo di discussione e di ragionamento, teso a convincere il lettore.
    In quanto Saggio, la sua tipologia testuale è prevalentemente argomentativa, anche se non mancano elementi di testo descrittivo e informativo.
    Come ogni scrittura documentata è necessario che le citazioni di autori e detti siano poste tra virgolette e segnalate le pagine da cui sono state tratte.
    La Tesina si differenzia dal Saggio breve per una maggiore ampiezza e per una più marcata articolazione in capitoli ma anche in paragrafi titolati e organizzati secondo gli scopi prefissati: sia quelli di informazione sull’argomento, sia quelli di argomentazione e di dimostrazione della propria tesi.
    La Titolazione della tesina non è solo mezzo di attrazione fondamentale dell’attenzione del lettore, deve anche alludere allo spaccato (o taglio) che l’autore vuole argomentare.
    Per la stesura della Tesina è opportuno prestare attenzione al fatto che:
    •  lo svolgimento corrisponda al titolo della tesina;
    •  la tesi sia ben evidenziata l’informazione sia esauriente;
    •  l’argomentazione sia efficace;
    •  il discorso risulti compatto e coeso;
    •  vi sia la massima correttezza linguistica (formale, ortografica, grammaticale, lessicale…).
    Questo genere di scrittura obbedisce a regole redazionali proprie.
    Esse sono:
    o la intitolazione di capitoli e paragrafi;
    o le note;
    o le citazioni;
    o la bibliografia finale;
    o l’indice.
    LA TESINA IN POWER POINT (ppt)
     
    La paura dell' esame si può vincere anche con un clic del mouse. Sì, perché il computer può aiutare i candidati ad essere più sicuri, più ordinati nell' esposizione e, perché no, stupire i docenti con qualche effetto speciale.
    una «tesina» preparata con i linguaggi multimediali può essere un ottimo ausilio per abbellire un' esposizione a volte piatta e un po' noiosa, e soprattutto aiutare il candidato a superare l' emozione ed essere infine un buon viatico contro lapsus e dimenticanze.
    È chiaro che la relazione sull' argomento scelto dal candidato deve essere valida sotto il profilo del contenuto, ma anche l' occhio vuole la sua parte e alcuni docenti potranno apprezzare le qualità di organizzazione grafica del candidato.

    Ma come si realizza una «tesina» hi-tech? Per prima cosa bisogna scegliere il software giusto. Il primo e più evidente difetto delle presentazioni è il contrasto tra testo e sfondo.
    Un buon contrasto tra testo e sfondo è di aiuto per tutti.
    Per valutare se il contrasto sia sufficiente può bastare il buon senso.

    Bisogna usare caratteri facili da leggere: poco maiuscolo, poco corsivo, non cambiare continuamente colore, non cambiare continuamente carattere, non usare il giustificato, eliminare sottolineature o, peggio ombreggiature, non usare caratteri troppo piccoli, preferire i caratteri "sans serif" come il "verdana". Se usate un elenco puntato (con moderazione, mi raccomando) fate comparire un punto alla volta.
    «Perché non va bene il giustificato?»
    Il giustificato può lasciare grossi spazi vuoti che rendono la lettura più difficile per gli ipovedenti».
    «Perché un punto alla volta?»
    «Perché altrimenti, invece di ascoltarvi, leggono».
    «Abbiamo capito, grazie».
    «No, ragazzi, non basta ancora».
    «?»
    Se nel vostro lavoro c’è troppo testo. La tentazione di leggere sarà fortissima ed otterrete tre effetti negativi:
    «Quali?»
    «Darete l’impressione di usare la presentazione perché non conoscete bene l’argomento. Darete lo stesso messaggio con due mezzi diversi e l’occhio del lettore sarà più veloce del suo orecchio. Sarete i servi della presentazione».
     
    L’esame, ormai lo sanno tutti, prevale sul curricolo. Più di metà della commissione non vi conosce. Avete a disposizione un quarto d’ora tutto vostro. Dovete brillare, dovete stupire, dovete emozionare. Alla fine della vostra presentazione, i commissari devono ammirarvi e pensare di aver imparato qualcosa.
     
    «E come possiamo fare?»
    «Poco testo: il testo deve essere al vostro servizio, non voi al suo. Titoli efficaci: devono comunicare subito l’essenziale. Parole chiave in grassetto. Immagini significative. Niente clipart.
    Siate semplici, credibili, emozionanti. Voi, non gli effetti speciali. Quelli usateli il meno possibile, solo per sottolineare qualcosa di veramente importante».
    Buon lavoro e...AUGURI!
     
    TITOLI PER POSSIBILI TESINE
    Il secondo dopoguerra tra ansia di denuncia e ricostruzione;
    L'uomo e il nucleare: un binomio dal "costo" intollerabile!;
    La grande emigrazione del '900 e gli immigrati di oggi;
    La grande depressione del 1929 e la crisi economica attuale
    ;
    Accessibilità e tutela: disabilità;
    Accessibilità e tutela: Terza età;
    I servizi socio-sanitari a garanzia dei più deboli;
     Le malattie mentali: leggi e tutele
      I poeti e la guerra;
    Le poetiche decadenti: la crisi dell' "io".

    L'UMORISMO PIRANDELLIANO

     
    Il saggio "L'Umorismo" fu scritto tra il 1906 e il 1908.
     
    Nato sul modello de Il riso di Henri Bergson, il saggio di Pirandello ne amplia la prospettiva, affrontando in maniera cristallina la differenza – che costituisce il cuore dello scritto – tra i concetti di comico e umoristico. Il primo viene definito come “avvertimento del contrario”: il comico è cioè percezione e messa in evidenza delle sfasature della realtà e dei comportamenti, delle contraddizioni della vita. L’umorismo è invece “sentimento del contrario”: l’atteggiamento umoristico è proprio di chi, rilevando quelle stesse sfasature, scopre la sofferenza che si cela dietro di esse.
    Per studiar minuziosamente un grottesco, per prolungar freddamente un’ironia, bisogna avere un sentimento continuo di tristezza e di collera.
    Esso nasce quindi dalla riflessione sul comico e, se quest’ultimo scatena il riso, il primo porta invece al sorriso… Un sorriso ironico, che significa distanza e vicinanza allo stesso tempo: l’umorista, spinto dalla riflessione, è di fatto portato al distacco, eppure si sente segretamente attratto e partecipe di quella condizione esistenziale, che avverte come comune.
    È come se, lacerato dal contrasto tra vita e forma, ne avvertisse però l’intrinseca necessità.
    L’esempio portato dallo scrittore porta in primo piano una scena elementare che vede protagonista una donna anziana vistosamente truccata (la vecchietta imbellettata). A primo impatto, essa ci porta inevitabilmente al riso, scatenato da quell’avvertimento del contrario di cui abbiamo parlato (il trucco non è, nella nostra percezione della realtà, abbinato ad un’età così avanzata: il tutto ci sembra infatti ridicolo). Ma, se ci fermiamo a riflettere, allora pensiamo a cosa si cela dietro ad un comportamento di questo tipo: il non-accettare la vecchiaia, l’esorcizzare la paura più grande del’uomo, la morte. L’umorismo ci porta ad una inaspettata vicinanza con quella vecchia tanto truccata di cui la categoria del comico ci faceva solo ridere.
    Vette di straordinaria lucidità critica vengono raggiunte anche quando Pirandello affronta il tema della differenza tra ironia e umorismo, prendendo come massimi esempi letterari L’Orlando Furioso – trionfo della distaccata ironia ariostesca – e il Don Quijote, romanzo umorista che porta alla ribalta l’errata percezione della realtà da parte di un uomo che nasconde, innanzitutto, un disagio con il mondo.

    IL TEATRO DI PIRANDELLO

    Mentre il teatro precedente mirava alla rappresentazione di una realtà esistente come un dato di fatto, Pirandello (come già aveva fatto nei romanzi), introduce una visione non più statica, ma dialettica del reale, cioè una realtà oppostamente interpretabile e per questo priva di una sua oggettiva consistenza e tale che non può che generare lo scontro fra varie interpretazioni. Così è (se vi pare), è un'opera teatrale tratta dalla novella omonima, che racconta della signora Frola e il signor Ponza, suo genero.
    L'opera è incentrata su un tema molto caro a Pirandello: l'inconoscibilità del reale, di cui ognuno può dare una propria interpretazione che non può coincidere con quella degli altri. Si genera così un relativismo delle forme, delle convenzioni e dell'esteriorità, un'impossibilità a conoscere la verità assoluta che è ben rappresentata dal personaggio Laudisi e dalla frase "io sono colei che mi si crede" ripetuta dalla donna misteriosa.

    Questa è la prima opera teatrale in cui si realizza questa nuova concezione.
    Questa premessa determina quella caratteristica raziocinante tipica dei personaggi pirandelliani, il loro arrovellarsi a ragionare, a spiegare (la famosa "cerebralità" pirandelliana).
    La commedia viene così ad assumere l'aspetto di un dialogo filosofico. Tale cavilloso ragionare dei personaggi pirandelliani nasce dal tentativo di spezzare il carcere della solitudine, cioè dalla necessità di far combaciare le visioni opposte della realtà e stabilire quindi un terreno di colloquio, di comunanza. Poiché questo non è possibile, non resta allora che accettare la propria solitudine, il carcere, - cioè quella forma, quella maschera che imprigiona la vita -, in cui la visione degli altri, che non coincide con la nostra, ci ha condannati.
    A queste due novità, ne va aggiunta una terza: la dissoluzione della finzione scenica, cioè il cosiddetto "teatro nel teatro", che nei Sei personaggi trova non l'unico, ma il più valido esempio.

    Leggi dal tuo libro: Da “Sei personaggi in cerca d’autore”:
    Personaggi contro attori

    "Sei personaggi in cerca d'autore":
    Un dramma atroce si è presentato alla mente dello scrittore: quello di un padre che, dovendo naturalmente essere conosciuto dalla figliastra soltanto come padre, è invece stato sorpreso da lei in un casa infame, nell'atto di commettere un'azione vergognosa e proprio con lei, che per miseria andava a vendersi.
    Ma questo dramma l'autore non ha voluto scriverlo e i sei personaggi rifiutati da lui si recano su un palcoscenico a chiedere a un capocomico quella vita artistica che soltanto un poeta potrebbe dar loro.

    Qui Pirandello intende esemplificare il tema che più gli sta a cuore: l'incomunicabilità. La quale esplode proprio quando gli attori - pregati dai sei personaggi - cercano di rappresentare quella vicenda; ma i personaggi si sentono traditi da quel tentativo di oggettivazione, dalle parole che usano gli attori: la loro realtà esistenziale è un'altra.
    L'innovazione tecnica - portare sul palcoscenico non un dramma fatto, ma un dramma nel suo progressivo farsi, cioè il cosiddetto "teatro nel teatro", segna il disfarsi delle consuetudini di verosimiglianza del teatro tradizionale e si colloca come una pietra miliare nella drammaturgia europea. E non era questo di Pirandello un gesto d'avanguardia puramente tecnicistico, ma esprimeva una necessità: dopo la descrizione di una società, alle cui false certezze l'autore siciliano aveva tolto impietosamente ogni velo, ora Pirandello faceva crollare anche le consuetudini, i modi di rappresentazione.

    La coscienza di Zeno - Italo Svevo - Lezioni di letteratura del '900




    Nel saggio "L'uomo e la teoria darwiniana" Svevo, esponendo una sua riflessione sulla teoria darwiniana dell'evoluzione naturale, giunge a pensare che il malato è l'uomo vero, "l'uomo più umano che sia stato creato".
    L'inetto è un "abbozzo", un essere in divenire, che ha ancora la possibilità di evolversi verso altre forme proprio grazie alla sua mancanza assoluta di uno sviluppo marcato in qualsivoglia senso, mentre gli individui "normali", "sani", che sono già perfettamente compiuti in tutte le loro parti, sono incapaci di evolversi ulteriormente, si sono arrestati nel loro sviluppo e cristallizzati nella loro forma definitiva.
    L'inettitudine non appare più, dunque, un marchio d'inferiorità, che condanna ad un'irrimediabile inadattabilità al reale e quindi alla debolezza e alla sconfitta, ma una condizione in qualche modo privilegiata, aperta e disponibile.
    L'atteggiamento di Svevo verso l'inetto è un atteggiamento più aperto e problematico, disposto a guardare all'inetto anche con simpatia, ad accettarlo nella sua mescolanza di positivo e negativo.

    ATTIVITA'
    Esprimete qui il vostro commento sui temi "malattia" e "salute" del protagonista-narratore dell'opera.

    lunedì 28 aprile 2014

    IL FASCISMO IN ITALIA


     
     
    IN SINTESI
    Lo scontento popolare dovuto alla crisi economica del primo dopoguerra, alla disoccupazione, ai conflitti sociali, alla delusione per il tradimento delle promesse fatte ai reduci di guerra, portò al crollo dello stato liberale, ponendo le premesse per un regime autoritario, il fascismo. Infatti, l’ex socialista Benito Mussolini abbandonò il programma socialista e repubblicano dando inizialmente vita nel 1919 ad un movimento, i fasci italiani di combattimento.
    Il 28 ottobre 1922, Benito Mussolini seguito da migliaia di squadristi entra a Roma e si fa nominare capo del governo del Regno d'Italia. Questo evento rappresenta l'ascesa al potere del Fascismo e la fine della democrazia liberale.
    L'esercito italiano minaccia di disperdere i suoi adepti ma il re Vittorio Emanuele III rifiuta di firmare lo stato d'assedio e Mussolini, il 30 ottobre, dopo la caduta del governo Facta, e ricevuto l'incarico dal sovrano, costituisce il suo primo ministero supportato dal PNF, il Partito Nazionale Fascista che, col tempo, gli garantisce un potere esecutivo illimitato.

    Dopo essersi assicurato con la forza la vittoria elettorale del 1924 - con un forte premio di maggioranza garantito dalle disposizioni della 'legge Acerbo' del '23 -  a seguito della crisi dell'Aventino, è coinvolto nell'assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti, ma avvalendosi dell'indifferenza di Casa Savoia ' che, di fatto, asseconda la liquidazione progressiva delle opposizioni - e della titubanza delle altre forze politiche, nel gennaio 1925 proclama sciolto l'assetto costituzionale liberale e il conseguente nuovo corso fascista.

    Sorge, dunque, la dittatura contraddistinta dal partito unico al potere, dalla soppressione delle libertà civili di stampa, riunione, parola; dal rafforzamento delle prerogative del governo, dall'attribuzione di poteri costituzionali al Gran Consiglio del Fascismo, dalla nascita dell'OVRA (la polizia segreta) e dei Tribunali speciali. Ne segue, inoltre, una progressiva e sistematica operazione di propaganda che identifica i caratteri sociali e culturali del totalitarismo italiano: nascono nuovi istituti di regime, si diffonde l'esaltazione delle virtù guerriere del condottiero, il 'duce', nasce una cultura di massa con nuovi simboli, nuove ritualità, nuovi linguaggi tesi al consolidamento di un consenso assoluto al regime del 'Littorio'.

    Durante l'era fascista nasce l'IRI, l'Istituto dell'Enciclopedia italiana 'Giovanni Treccani', il CNR, l'AGIP, l'INPS, l'INAIL, Cinecittà, il Festival del Cinema di Venezia.

    Nel 1929 Mussolini stipula con la Chiesa Cattolica i 'Patti lateranensi' con l'intento di chiudere la 'questione romana' che aveva diviso, dagli anni del Risorgimento, lo Stato italiano unitario e la Santa Sede. Dopo aver mosso guerra all'Etiopia con l'obiettivo di creare un impero coloniale italiano, nel 1935 stringe un'alleanza con la Germania di Adolf Hitler ' salito al potere due anni prima. Tale alleanza si consolida con la guerra di Spagna del '36, le leggi razziali antisemite del 1938 e viene ratificata dal 'Patto d'acciaio' del 1939. E' l'inizio della seconda guerra mondiale e l'Italia fascista combatte a fianco della Germania nazista e dell'Impero del Giappone, ma è un disastro, prima in Grecia e poi in Russia.

    Il 25 luglio del 1943 Mussolini viene sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo, l'organo di direzione suprema dello Stato, sollevato da capo del governo dal re e arrestato. Sarà liberato l'11 settembre da paracadutisti tedeschi sul Gran Sasso e condotto in Germania da dove ricostituisce il partito fascista e proclama la Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, nel nord Italia.

    Il 28 aprile del 1945, tenta la fuga travestito da ufficiale tedesco ma viene catturato dai partigiani a Dongo, vicino Como, e fucilato insieme alla compagna Claretta Petacci a Giulino di Mezzegra.
    Il suo corpo martoriato dai colpi viene quindi esposto alla folla a Milano a Piazzale Loreto.

    ATTIVITA'
    Caratterizzazione del personaggio storico: Benito Mussolini (max 15 righi)

    giovedì 3 aprile 2014

    IL TEATRO DI LUIGI PIRANDELLO

    Mentre il teatro precedente mirava alla rappresentazione di una realtà esistente come un dato di fatto, Pirandello (come già aveva fatto nei romanzi), introduce una visione non più statica, ma dialettica del reale, cioè una realtà oppostamente interpretabile e per questo priva di una sua oggettiva consistenza e tale che non può che generare lo scontro fra varie interpretazioni. Così è (se vi pare), è un'opera teatrale tratta dalla novella omonima, che racconta della signora Frola e il signor Ponza, suo genero. L'opera è incentrata su un tema molto caro a Pirandello: l'inconoscibilità del reale, di cui ognuno può dare una propria interpretazione che non può coincidere con quella degli altri. Si genera così un relativismo delle forme, delle convenzioni e dell'esteriorità, un'impossibilità a conoscere la verità assoluta che è ben rappresentata dal personaggio Laudisi e dalla frase "io sono colei che mi si crede" ripetuta dalla donna misteriosa. Questa è la prima opera teatrale in cui si realizza questa nuova concezione. Questa premessa determina quella caratteristica raziocinante tipica dei personaggi pirandelliani, il loro arrovellarsi a ragionare, a spiegare (la famosa "cerebralità" pirandelliana). La commedia viene così ad assumere l'aspetto di un dialogo filosofico. Tale cavilloso ragionare dei personaggi pirandelliani nasce dal tentativo di spezzare il carcere della solitudine, cioè dalla necessità di far combaciare le visioni opposte della realtà e stabilire quindi un terreno di colloquio, di comunanza. Poiché questo non è possibile, non resta allora che accettare la propria solitudine, il carcere, - cioè quella forma, quella maschera che imprigiona la vita -, in cui la visione degli altri, che non coincide con la nostra, ci ha condannati. A queste due novità, ne va aggiunta una terza: la dissoluzione della finzione scenica, cioè il cosiddetto "teatro nel teatro", che nei Sei personaggi trova non l'unico, ma il più valido esempio. Leggi dal tuo libro: Da “Sei personaggi in cerca d’autore”: Personaggi contro attori "Sei personaggi in cerca d'autore": Un dramma atroce si è presentato alla mente dello scrittore: quello di un padre che, dovendo naturalmente essere conosciuto dalla figliastra soltanto come padre, è invece stato sorpreso da lei in un casa infame, nell'atto di commettere un'azione vergognosa e proprio con lei, che per miseria andava a vendersi. Ma questo dramma l'autore non ha voluto scriverlo e i sei personaggi rifiutati da lui si recano su un palcoscenico a chiedere a un capocomico quella vita artistica che soltanto un poeta potrebbe dar loro. Qui Pirandello intende esemplificare il tema che più gli sta a cuore: l'incomunicabilità. La quale esplode proprio quando gli attori - pregati dai sei personaggi - cercano di rappresentare quella vicenda; ma i personaggi si sentono traditi da quel tentativo di oggettivazione, dalle parole che usano gli attori: la loro realtà esistenziale è un'altra. L'innovazione tecnica - portare sul palcoscenico non un dramma fatto, ma un dramma nel suo progressivo farsi, cioè il cosiddetto "teatro nel teatro", segna il disfarsi delle consuetudini di verosimiglianza del teatro tradizionale e si colloca come una pietra miliare nella drammaturgia europea. E non era questo di Pirandello un gesto d'avanguardia puramente tecnicistico, ma esprimeva una necessità: dopo la descrizione di una società, alle cui false certezze l'autore siciliano aveva tolto impietosamente ogni velo, ora Pirandello faceva crollare anche le consuetudini, i modi di rappresentazione.

    ATTIVITA'
    Rispondi brevemente alle domande:
    1) In che cosa consiste la "Teoria delle maschere" a cui Luigi Pirandello fa riferimento?
    2) Perché la maschera non si può togliere?
    3) Quali aspetti distingue Pirandello nell'Umorismo?

    martedì 25 febbraio 2014

    LA PIOGGIA NEL PINETO





    Analisi guidata

    1. A chi si rivolge il poeta con la richiesta Taci all’inizio della poesia?

    Alla donna immaginaria che l’accompagna, Ermione, perché vuole ascoltare i suoni della natura e immedesimarsi con essa.
    2. Quali sono le parole più nuove di cui si parla al verso cinque?

    Quelle parole nuove sono l’inizio del messaggio della natura portato dalla pioggia.
    3. La pioggia è paragonata al canto (vv. 41, 43, 69, 98). Di che tipo di pianto si tratta?

    Il pianto nominato da D’Annunzio è un pianto di piacere per la metamorfosi che sta avvenendo.
    4. Perché la cicala è detta "figlia dell’aria"?

    La cicala è chiamata così perché vive sui rami più alti degli alberi.
    5. Che cosa è accaduto ad Ermione per cui si dice di lei, ai versi 100 e 101, che è quasi fatta virente e che sembra uscire da una corteccia?

    In Ermione sta avvenendo la metamorfosi che da spettatori della natura trasforma lei e il poeta tutt’uno con essa.
    9. Qual è la figura etimologica che compare nella prima strofa?

    La figura etimologica nella prima strofa è “parole che parlano”.
    12. Perché si può parlare di questa poesia come del racconto di una metamorfosi?

    Perché il poeta ed Ermione iniziano il loro viaggio nel bosco ascoltando la natura e lo terminano dopo averlo appreso pienamente, diventando tutt’uno con essa.
    14. Perché si può affermare che la poesia compie un itinerario perfettamente circolare? Verifica la correttezza delle risposte nella presentazione del testo.

    All’inizio del componimento Ermione e il poeta si trovano alle soglie del bosco, mentre iniziano ad ascoltare le parole nuove (vv. 5), alla fine della prima strofa la pioggia inizia a renderli parte della natura, il primo annuncio si trova nei versi 20 e 21, con la metafora volti silvani, in altre parole volti che appartengono al bosco. Verso la metà della seconda strofa c’è un altro passo di questa metamorfosi, dal verso 50 fino al 61, dove D’Annunzio e la sua compagna vivono della stessa vita degli alberi (d’arborea vita viventi verso 55), il volto ed i capelli d’Ermione sono divenuti come una foglia e come le chiare ginestre (vv. 58 e 61). Nella presentazione di questa strofa il poeta usa la congiunzione e sia per rivolgersi agli alberi (verso 46) che per rivolgersi a lui ed ad Ermione (verso 52), in questo modo egli mette le due persone allo stesso piano degli alberi. Nell’ultima strofa infine si compie la metamorfosi vera e propria, sottolineata dalle continue similitudini con la natura (vv. 102 – 109). Si può affermare che la poesia compia un itinerario circolare perché alla fine dell’ultima strofa sono ripetuti gli ultimi versi della prima.
    15.Come hai potuto notare in questa poesia, la natura, per D’Annunzio, riesce a rappresentare quei sentimenti e quei segreti che sono propri anche dell’uomo.
    Sei d’accordo con questa definizione? Motiva la tua risposta con un breve testo.

    Io sono d’accordo, i segreti propri all’uomo sono propri anche della natura soprattutto nel verso 74, dove si parla di quell’umida ombra remota, e nel verso 94 con quel chi sa dove, chi sa dove; l’umida ombra remota rappresenta i segreti della natura e dell’uomo nascosti (segreti, appunto) chissà dove in se stessi.

    ATTIVITA'
    Riassumi il messaggio portante della poesia (max 10 righi).

    lunedì 10 febbraio 2014

    LE FOIBE

    Il 10 febbraio, giornata del ricordo delle vittime delle foibe

    Dopo la "Giornata della memoria" per le vittime della Shoah, il 10 febbraio in tutta Italia si celebra il "Giorno del ricordo" per non dimenticare i cinquemila italiani massacrati in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia tra il 1943 e il 1945.

    Uccisi dai partigiani comunisti di Tito solo perché erano italiani: una "pulizia" politica ed etnica in piena regola, mascherata come azione di guerra o vendetta contro i fascisti.

    In realtà nelle cavità carsiche chiamate foibe vennero gettati ancora vivi, l'uno legato all'altro col fil di ferro, uomini, donne, anziani e bambini che in quel periodo di grande confusione bellica si erano ritrovati in balìa dei partigiani comunisti jugoslavi.

     Il "Giorno del ricordo" non è solo dedicato alle vittime delle foibe, ma anche alla grande tragedia dei profughi giuliani: 350 mila costretti all'esodo, a lasciare case e ogni bene per fuggire con ogni mezzo in Italia dove furono malamente accolti.

    In gran parte finirono nei campi profughi e ci rimasero per anni. Uno di questi campi fu organizzato anche a Fertilia. Per mezzo secolo sulle stragi delle foibe e sull'esodo dei giuliani si è steso un pesante silenzio.

    venerdì 7 febbraio 2014

    O GORIZIA TU SEI MALEDETTA

     
    Non esiste un autore per questa canzone, che narra il dolore e la rabbia dei soldati italiani impegnati nelle battaglie per la conquista di Gorizia durante la Prima Guerra Mondiale.
    Si dice che chi veniva sorpreso a cantare questa canzone durante la guerra era accusato di disfattismo e poteva essere fucilato.

    All’esaltazione nazionalistica per una tanto faticata vittoria subentrò in breve un sentimento di orrore per i tragici costi umani di quella vicenda bellica: circa 50.000 soldati e 1759 ufficiali caduti di parte italiana, 40.000 e 862 ufficiali per gli austriaci. Una carneficina, che favorì la nascita e la circolazione di un largo e condiviso stato d’animo di ripugnanza per la guerra, testimoniato da alcuni canti di protesta. Tra i più belli, diffusi e significativi dell’intero conflitto 1915 – 18 il testo della canzone, intitolata "O Gorizia, tu sei maledetta", nelle cui strofe, come osserva Sergio Boldini, apprezzato studioso della espressività popolare, si ritrovano “ la violenza, l’inutilità e il dolore della guerra, gli affetti che si perdono, la discriminazione di classe fra soldati e ufficiali, i morti che non ritornano”.

    Nella letteratura sulla Grande Guerra sono pochi i giudizi favorevoli al generalissimo Luigi Cadorna, comandante supremo delle 11 Battaglie sull'Isonzo, individuato, non sempre con obiettivita’, come unico responsabile degli errori di conduzione del conflitto e di altri aspetti ad esso collegati ( decimazioni, sostituzione di generali poco graditi, inutili massacri).

    ATTIVITA'
    Come presenta il tuo libro il personaggio storico Luigi Cadorna? Quali pregi e/o difetti gli attibuisce riguardo la conduzione delle operazioni militari e le azioni di comando?

    mercoledì 29 gennaio 2014

    IL DECADENTISMO

    IL DECADENTISMO

     

    Il Decadentismo

    Il termine

    Il termine decadente viene usato per la prima volta da Paul Verlaine  in una sua poesia  “Languore” (“Sono l’impero alla fine della decadenza”- Je suis l’empire à la fin de la decadence) per designare il senso di languore, di smarrimento, di disfacimento dell’epoca paragonata alla fine dell’impero romano nel momento della sua suprema raffinatezza ed eleganza. Il termine decadente viene quindi assunto in senso negativo per designare un gruppo di intellettuali come Verlaine, (a dare questo giudizio contribuirono non pochi critici fra cui Benedetto Croce) ma poi viene preso in una accezione opposta e positiva come un modo di sentire comune dei poeti del tempo che, anzi, ha alimentato un terreno fertile per una poesia innovativa e moderna. Dapprima, inoltre, indicava un determinato movimento sorto a Parigi verso il 1860, poi passa ad indicare  le tendenze poetiche che si sviluppano in seguito e che abbracciano gran parte del Novecento.
    Il pensiero:
    Alla base vi è il rifiuto del Positivismo e del valore della scienza e della ragione. L’anima decadente è sempre protesa verso l’ignoto, l’irrazionale, il mistero. In quegli anni S.Freud studia l’inconscio ma per portarlo al dominio dell’io; per il decadente, invece, bisogna distruggere ogni legame con ciò che è razionale, abbandonarsi al dominio dell’inconscio e ciò lo si può ottenere quando si è in uno stato di sogno, incubo, allucinazione, provocato non solo da malattie, ma anche artificialmente, con le droghe. Gli artisti sono come “veggenti”(Gozzano), sono come sacerdoti di un vero e proprio culto, capaci di andare aldilà delle cose e vedere ciò che l’uomo comune non vede.
    Il Decadentismo ha un nuovo modo di intendere la realtà che non è più oggettiva, regolata da leggi scientifiche, ma fluida, sfuggente, e non è uguale per tutti, ma ha mille sfaccettature. Il poeta adesso va al di là delle apparenze, penetra nel mistero, coglie le corrispondenze fra il visibile e l'invisibile. E usa un linguaggio allusivo, spesso oscuro, che privilegia la sinestesia e l'analogia. (due figure retoriche utilizzate spesso da Pascoli)
    Il Decadentismo si manifesta secondo due direzioni: quella superomista, raffinata, sensuale, (D'Annunzio) e  quella  di ripiegarsi nel proprio Io personale, per scrutarlo, capirlo, sondare il mistero intrinseco e per cercare una vita interiore autentica, a differenza della falsità della società.(Pascoli)
    I decadenti consideravano la poesia come l'unica forma di espressione simbolica del mistero del mondo e dell'Universo intero, che viene colta con frammenti rapidi e densi di significati misteriosi e simbolici. La parola quindi diventa molto importante e assume un doppio significato e  il linguaggio è perciò ricco di simbolismi (il più delle volte misteriosi), metafore, sinestesie. Tutto questo è presente nella poesia pascoliana riassunta nel saggio “Il Fanciullino”, per questo Pascoli è considerato un poeta decadente pur essendo molto lontano da D’annunzio.
    Comunque, come disse Pasolini, fu l’iniziatore della poesia moderna.
    Il linguaggio poetico:
     viene rivoluzionato, perché se la poesia rivela il mistero delle cose, la parola non può più essere strumento di una comunicazione logica. Alle immagini precise e nitide si preferisce il vago, l’impreciso, l’indefinito e questo determina, però, l’uso di  un linguaggio, a volte, oscuro, enigmatico, indecifrabile. Per ottenere questi effetti di suggestione ed evocazione si fa largo uso della  metafora (soprattutto della sinestesia), del simbolo, della musicalità del verso.
    I temi:
    il senso di disfacimento e stanchezza che la parola decadente porta con sè determina la scelta di temi che vagheggiano il lusso, la lussuria, accompagnata da perversione e crudeltà. Tutta questa ricerca di esperienze nuove può portare però alla nevrosi (personaggi di D’Annunzio e del Francese Huysmans) e la nevrosi e la corruzione affascinano i decadenti perché sono immagini che si riconnettono alla  morte (altro tema, a loro, caro). Come diceva Freud  due istinti ci guidano Eros e Thanatos. Accanto a queste tematiche vi è anche il culto della forza e della vita (apparentemente contraddittorie alla tematica della morte), che servono, però, ad esorcizzare l’attrazione morbosa alla morte. La psicologia dei personaggi decadenti è tortuosa, complicata contraddittoria, ambivalente infatti in questo periodo ha larga fortuna, in prosa, il romanzo psicologico in antitesi a quello realista.
    Gli eroi decadenti
    Sono: l’artista “maledetto” che rifiuta la società e sceglie il male, la vita misera, errabonda ed è dedito all’alcool e alla droga, oppure “l’esteta”, l’artista che, sull’esempio delle grandi opere d’arte, vive la sua vita come un’opera d’arte, si isola, circondato solo da bellezza e arte.
    Tutti e due hanno in comune il rifiuto  della  la società .
    Una terza figura è “l’inetto “che si autoesclude dalla società, non ha la forza di reagire, è frustrato e non sa vivere. Come si vede, sono uomini “malati”, isolati, perdono il contatto con il mondo esterno.

    ATTIVITA' Il Decadentismo si presenta come la somma di manifestazioni anche molto differenti tra loro al suo interno, tuttavia si può individuare almeno un denominatore comune che consente di usare una formula unica e onnicomprensiva: il "male di vivere".
    Cosa s'intende per "male di vivere"?