Il saggio "L'Umorismo" fu scritto tra il 1906 e il 1908.
Nato sul modello de Il riso di Henri Bergson, il saggio di Pirandello ne amplia la prospettiva, affrontando in maniera cristallina la differenza – che costituisce il cuore dello scritto – tra i concetti di comico e umoristico. Il primo viene definito come “avvertimento del contrario”: il comico è cioè percezione e messa in evidenza delle sfasature della realtà e dei comportamenti, delle contraddizioni della vita. L’umorismo è invece “sentimento del contrario”: l’atteggiamento umoristico è proprio di chi, rilevando quelle stesse sfasature, scopre la sofferenza che si cela dietro di esse.
Per studiar minuziosamente un grottesco, per prolungar freddamente un’ironia, bisogna avere un sentimento continuo di tristezza e di collera.
Esso nasce quindi dalla riflessione sul comico e, se quest’ultimo scatena il riso, il primo porta invece al sorriso… Un sorriso ironico, che significa distanza e vicinanza allo stesso tempo: l’umorista, spinto dalla riflessione, è di fatto portato al distacco, eppure si sente segretamente attratto e partecipe di quella condizione esistenziale, che avverte come comune.
È come se, lacerato dal contrasto tra vita e forma, ne avvertisse però l’intrinseca necessità.
L’esempio portato dallo scrittore porta in primo piano una scena elementare che vede protagonista una donna anziana vistosamente truccata (la vecchietta imbellettata). A primo impatto, essa ci porta inevitabilmente al riso, scatenato da quell’avvertimento del contrario di cui abbiamo parlato (il trucco non è, nella nostra percezione della realtà, abbinato ad un’età così avanzata: il tutto ci sembra infatti ridicolo). Ma, se ci fermiamo a riflettere, allora pensiamo a cosa si cela dietro ad un comportamento di questo tipo: il non-accettare la vecchiaia, l’esorcizzare la paura più grande del’uomo, la morte. L’umorismo ci porta ad una inaspettata vicinanza con quella vecchia tanto truccata di cui la categoria del comico ci faceva solo ridere.
Vette di straordinaria lucidità critica vengono raggiunte anche quando Pirandello affronta il tema della differenza tra ironia e umorismo, prendendo come massimi esempi letterari L’Orlando Furioso – trionfo della distaccata ironia ariostesca – e il Don Quijote, romanzo umorista che porta alla ribalta l’errata percezione della realtà da parte di un uomo che nasconde, innanzitutto, un disagio con il mondo.
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Prof.ssa Angelica Piscitello