IL DECADENTISMO
Il Decadentismo
Il termine
Il
termine decadente viene usato per la prima volta da Paul Verlaine in una sua poesia “Languore” (“Sono l’impero alla fine della
decadenza”- Je suis l’empire à la fin de la decadence) per designare il senso
di languore, di smarrimento, di disfacimento dell’epoca paragonata alla fine
dell’impero romano nel momento della sua suprema raffinatezza ed eleganza. Il
termine decadente viene quindi assunto in senso negativo per designare un
gruppo di intellettuali come Verlaine, (a dare questo giudizio contribuirono non
pochi critici fra cui Benedetto Croce) ma poi viene preso in una accezione
opposta e positiva come un modo di sentire comune dei poeti del tempo che, anzi, ha alimentato un terreno fertile per una poesia innovativa e moderna.
Dapprima, inoltre, indicava un determinato movimento sorto a Parigi verso il
1860, poi passa ad indicare le tendenze
poetiche che si sviluppano in seguito e che abbracciano gran parte del
Novecento.
Il pensiero:
Alla
base vi è il rifiuto del Positivismo e del valore della scienza e della
ragione. L’anima decadente è sempre protesa verso l’ignoto, l’irrazionale, il
mistero. In quegli anni S.Freud studia l’inconscio ma per portarlo al dominio
dell’io; per il decadente, invece, bisogna distruggere ogni legame con ciò che è
razionale, abbandonarsi al dominio dell’inconscio e ciò lo si può ottenere
quando si è in uno stato di sogno, incubo, allucinazione, provocato non solo da
malattie, ma anche artificialmente, con le droghe. Gli artisti sono come
“veggenti”(Gozzano), sono come sacerdoti di un vero e proprio culto, capaci di
andare aldilà delle cose e vedere ciò che l’uomo comune non vede.
Il
Decadentismo ha un nuovo modo di intendere la realtà che non è più oggettiva,
regolata da leggi scientifiche, ma fluida, sfuggente, e non è uguale per tutti,
ma ha mille sfaccettature. Il poeta adesso va al di là delle apparenze, penetra
nel mistero, coglie le corrispondenze fra il visibile e l'invisibile. E usa un
linguaggio allusivo, spesso oscuro, che privilegia la sinestesia e l'analogia.
(due figure retoriche utilizzate spesso da Pascoli)
Il
Decadentismo si manifesta secondo due direzioni: quella
superomista, raffinata, sensuale, (D'Annunzio) e
quella di ripiegarsi nel proprio
Io personale, per scrutarlo, capirlo, sondare il mistero intrinseco e per
cercare una vita interiore autentica, a differenza della falsità della
società.(Pascoli)
I decadenti consideravano la poesia come l'unica forma di espressione simbolica del mistero del mondo e dell'Universo intero, che viene colta con frammenti rapidi e densi di significati misteriosi e simbolici. La parola quindi diventa molto importante e assume un doppio significato e il linguaggio è perciò ricco di simbolismi (il più delle volte misteriosi), metafore, sinestesie. Tutto questo è presente nella poesia pascoliana riassunta nel saggio “Il Fanciullino”, per questo Pascoli è considerato un poeta decadente pur essendo molto lontano da D’annunzio.
I decadenti consideravano la poesia come l'unica forma di espressione simbolica del mistero del mondo e dell'Universo intero, che viene colta con frammenti rapidi e densi di significati misteriosi e simbolici. La parola quindi diventa molto importante e assume un doppio significato e il linguaggio è perciò ricco di simbolismi (il più delle volte misteriosi), metafore, sinestesie. Tutto questo è presente nella poesia pascoliana riassunta nel saggio “Il Fanciullino”, per questo Pascoli è considerato un poeta decadente pur essendo molto lontano da D’annunzio.
Comunque, come disse Pasolini, fu l’iniziatore della poesia moderna.
Il linguaggio poetico:
viene rivoluzionato, perché se la poesia rivela
il mistero delle cose, la parola non può più essere strumento di una
comunicazione logica. Alle immagini precise e nitide si preferisce il
vago, l’impreciso, l’indefinito e questo determina, però, l’uso di un linguaggio, a volte, oscuro, enigmatico, indecifrabile. Per ottenere questi effetti di suggestione ed
evocazione si fa largo uso della
metafora (soprattutto della sinestesia), del simbolo, della musicalità
del verso.
I temi:
il
senso di disfacimento e stanchezza che la parola decadente porta con sè
determina la scelta di temi che vagheggiano il lusso, la lussuria, accompagnata
da perversione e crudeltà. Tutta questa ricerca di esperienze nuove può portare
però alla nevrosi (personaggi di D’Annunzio e del Francese Huysmans) e la
nevrosi e la corruzione affascinano i decadenti perché sono immagini che si
riconnettono alla morte (altro tema, a
loro, caro). Come diceva Freud due
istinti ci guidano Eros e Thanatos. Accanto a queste tematiche vi è anche il
culto della forza e della vita (apparentemente contraddittorie alla tematica
della morte), che servono, però, ad esorcizzare l’attrazione morbosa alla morte. La psicologia dei personaggi decadenti è tortuosa, complicata
contraddittoria, ambivalente infatti in questo periodo ha larga fortuna, in
prosa, il romanzo psicologico in antitesi a quello realista.
Gli eroi decadenti
Sono: l’artista
“maledetto” che rifiuta la società e
sceglie il male, la vita misera, errabonda ed è dedito all’alcool e alla
droga, oppure “l’esteta”, l’artista
che, sull’esempio delle grandi opere d’arte, vive la sua vita come un’opera
d’arte, si isola, circondato solo da bellezza e arte.
Tutti
e due hanno in comune il rifiuto
della la società .
Una
terza figura è “l’inetto “che si
autoesclude dalla società, non ha la forza di reagire, è frustrato e non sa
vivere. Come si vede, sono uomini “malati”, isolati, perdono il contatto con il
mondo esterno.
ATTIVITA' Il Decadentismo si presenta come la somma di manifestazioni anche molto differenti tra loro al suo interno, tuttavia si può individuare almeno un denominatore comune che consente di usare una formula unica e onnicomprensiva: il "male di vivere".
Cosa s'intende per "male di vivere"?
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Prof.ssa Angelica Piscitello