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Prof.ssa Angelica Piscitello

mercoledì 29 gennaio 2014

IL DECADENTISMO

IL DECADENTISMO

 

Il Decadentismo

Il termine

Il termine decadente viene usato per la prima volta da Paul Verlaine  in una sua poesia  “Languore” (“Sono l’impero alla fine della decadenza”- Je suis l’empire à la fin de la decadence) per designare il senso di languore, di smarrimento, di disfacimento dell’epoca paragonata alla fine dell’impero romano nel momento della sua suprema raffinatezza ed eleganza. Il termine decadente viene quindi assunto in senso negativo per designare un gruppo di intellettuali come Verlaine, (a dare questo giudizio contribuirono non pochi critici fra cui Benedetto Croce) ma poi viene preso in una accezione opposta e positiva come un modo di sentire comune dei poeti del tempo che, anzi, ha alimentato un terreno fertile per una poesia innovativa e moderna. Dapprima, inoltre, indicava un determinato movimento sorto a Parigi verso il 1860, poi passa ad indicare  le tendenze poetiche che si sviluppano in seguito e che abbracciano gran parte del Novecento.
Il pensiero:
Alla base vi è il rifiuto del Positivismo e del valore della scienza e della ragione. L’anima decadente è sempre protesa verso l’ignoto, l’irrazionale, il mistero. In quegli anni S.Freud studia l’inconscio ma per portarlo al dominio dell’io; per il decadente, invece, bisogna distruggere ogni legame con ciò che è razionale, abbandonarsi al dominio dell’inconscio e ciò lo si può ottenere quando si è in uno stato di sogno, incubo, allucinazione, provocato non solo da malattie, ma anche artificialmente, con le droghe. Gli artisti sono come “veggenti”(Gozzano), sono come sacerdoti di un vero e proprio culto, capaci di andare aldilà delle cose e vedere ciò che l’uomo comune non vede.
Il Decadentismo ha un nuovo modo di intendere la realtà che non è più oggettiva, regolata da leggi scientifiche, ma fluida, sfuggente, e non è uguale per tutti, ma ha mille sfaccettature. Il poeta adesso va al di là delle apparenze, penetra nel mistero, coglie le corrispondenze fra il visibile e l'invisibile. E usa un linguaggio allusivo, spesso oscuro, che privilegia la sinestesia e l'analogia. (due figure retoriche utilizzate spesso da Pascoli)
Il Decadentismo si manifesta secondo due direzioni: quella superomista, raffinata, sensuale, (D'Annunzio) e  quella  di ripiegarsi nel proprio Io personale, per scrutarlo, capirlo, sondare il mistero intrinseco e per cercare una vita interiore autentica, a differenza della falsità della società.(Pascoli)
I decadenti consideravano la poesia come l'unica forma di espressione simbolica del mistero del mondo e dell'Universo intero, che viene colta con frammenti rapidi e densi di significati misteriosi e simbolici. La parola quindi diventa molto importante e assume un doppio significato e  il linguaggio è perciò ricco di simbolismi (il più delle volte misteriosi), metafore, sinestesie. Tutto questo è presente nella poesia pascoliana riassunta nel saggio “Il Fanciullino”, per questo Pascoli è considerato un poeta decadente pur essendo molto lontano da D’annunzio.
Comunque, come disse Pasolini, fu l’iniziatore della poesia moderna.
Il linguaggio poetico:
 viene rivoluzionato, perché se la poesia rivela il mistero delle cose, la parola non può più essere strumento di una comunicazione logica. Alle immagini precise e nitide si preferisce il vago, l’impreciso, l’indefinito e questo determina, però, l’uso di  un linguaggio, a volte, oscuro, enigmatico, indecifrabile. Per ottenere questi effetti di suggestione ed evocazione si fa largo uso della  metafora (soprattutto della sinestesia), del simbolo, della musicalità del verso.
I temi:
il senso di disfacimento e stanchezza che la parola decadente porta con sè determina la scelta di temi che vagheggiano il lusso, la lussuria, accompagnata da perversione e crudeltà. Tutta questa ricerca di esperienze nuove può portare però alla nevrosi (personaggi di D’Annunzio e del Francese Huysmans) e la nevrosi e la corruzione affascinano i decadenti perché sono immagini che si riconnettono alla  morte (altro tema, a loro, caro). Come diceva Freud  due istinti ci guidano Eros e Thanatos. Accanto a queste tematiche vi è anche il culto della forza e della vita (apparentemente contraddittorie alla tematica della morte), che servono, però, ad esorcizzare l’attrazione morbosa alla morte. La psicologia dei personaggi decadenti è tortuosa, complicata contraddittoria, ambivalente infatti in questo periodo ha larga fortuna, in prosa, il romanzo psicologico in antitesi a quello realista.
Gli eroi decadenti
Sono: l’artista “maledetto” che rifiuta la società e sceglie il male, la vita misera, errabonda ed è dedito all’alcool e alla droga, oppure “l’esteta”, l’artista che, sull’esempio delle grandi opere d’arte, vive la sua vita come un’opera d’arte, si isola, circondato solo da bellezza e arte.
Tutti e due hanno in comune il rifiuto  della  la società .
Una terza figura è “l’inetto “che si autoesclude dalla società, non ha la forza di reagire, è frustrato e non sa vivere. Come si vede, sono uomini “malati”, isolati, perdono il contatto con il mondo esterno.

ATTIVITA' Il Decadentismo si presenta come la somma di manifestazioni anche molto differenti tra loro al suo interno, tuttavia si può individuare almeno un denominatore comune che consente di usare una formula unica e onnicomprensiva: il "male di vivere".
Cosa s'intende per "male di vivere"?
 
 



 
 


                
 



                   
 
 
 

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Prof.ssa Angelica Piscitello